All’inizio sono parole di sassolini bianchi sulla terra nera, per non perdere la via di casa. Poi arriva la pittura. E la sua pittura somiglia sempre più alle sue parole. Crea mondi, altre nature, altre esistenze: il prima e il dopo, il gesto e la precarietà, l’infanzia e la morte, la maturità e la vita. Ma anche l’astratto e il figurativo e con loro l’ambiguità della pittura, abbagliata dalla luce di pioggia che c’è oggi qui, nel suo posto trasparente. Giorgio è un gran parlatore. Lo era già dieci anni fa, quando ci siamo conosciuti in un altro studio, in un’altra storia. Anche allora prima di tutto c’era il colore. Ma il colore era di terra. Materia alla ricerca della luce. Da allora, niente rimane fermo, sono cambiati la casa, lo sguardo, lo studio. Ed è cambiata la pittura. I perimetri sono stati dimenticati per sempre, la materia abbandonata. Sottrazione dopo sottrazione, è rimasto il colore. Quel colore fuggiasco, ribelle, che da tempo Giorgio imprigiona nel mondo liquido dei polimeri. Alcune di queste figure galleggianti hanno preso la via della tela. Giorgio dice che sono tornate a casa, alla tradizione - come se il suo colore stesse compiendo un lungo viaggio e che la sua prima fatica di artista stesse nell’inventare o nello scoprire ogni giorno un modo nuovo per afferrarlo e trascinarlo dove altri lo possano vedere. Sembra facile, ma non lo è. Perché nel gesto della cattura, in quel furore che si spegne nel fatto, c’è una violenza antica, arcaica. Niente di tranquillo, niente di pacifico. Piuttosto la vita: lo sguardo del presente continuamente braccato fra il passato e il futuro. La nuova storia inizia qui, nel luogo trasparente. Terra dietro, cielo davanti. Le tele, poggiate contro il muro, sono ancora tutte coperte da fogli di carta velina, fragili come la neve che in certi giorni dell’anno si posa sulla testa marmorea di una Bernadette della Valganna, testimone silenziosa di una grazia, di un amore paterno. Giorgio li toglie uno a uno. A volte – una macchia d’inchiostro, una sbavatura di viola – li accartoccia e li butta. Più spesso li piega. E a forza di braccia, lentamente sposta le tele. Subito lo spazio si affolla e devo farmi da parte. Ho paura di muovermi, di graffiare il segreto racchiuso fra il lucido e l’opaco. I colori di nostalgia mi lasciano muta. Avverto il senso di una perdita, di qualcosa che non tornerà. Forse per questo guardo fuori – il cane che si lecca il pelo, i leoni ai lati del cancello, le scale d’accesso. E improvvisamente mi accorgo che tutto è doppio. Due sono i leoni, due le scale, due i polimeri, due gli elementi dei disegni. E mi accorgo anche che ciò che conta sta nel mezzo: l’intoccabile colore crudo, l’immagine nata dalla grafite grassa sulla carta asciutta. Una croce orizzontale che diventa uccello e volo. L’ombra severa di due ciotole di riso. Dico la verità. Vorrei una tela solo per me. Mi accade sempre così, con Giorgio: entro, guardo, e desidero portargli via tutto. I barattoli di colore, i polimeri arrotolati, le sigarette, la carta, i pennelli, le scritte sul muro. Ma soprattutto i colori crudi: il grigio che vuole scappare, il bruciore del fiume rosso che mi viene addosso, il sussurro del viola, colore amatissimo che lambisce i tanti bianchi che mi stanno intorno. Sì, vorrei portare via questo e altro ancora. La fatica, forse. Quella che Giorgio deve provare quando lavora, diviso dal mondo da questa membrana di vetro. Quando si azzera, si ricerca, si ricompone e compie il gesto, sempre ardito e quasi scandaloso, di dichiararsi indispensabile: catturare il colore e metterlo qui, davanti ai nostri occhi.
Sara Honegger Chiari
Poi arriva la pittura
Testi critici
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Claudio Cerritelli, Il colore crudo di Giorgio
Cecilia De Carli, Non ho parole
Flaminio Gualdoni, Vicentini, un diario intimo per svelare le emozioni con la forza dei colori
Giorgio Vicentini, Se
Sergio Vanni, Le carte nascoste di Giorgio
Licia Spagnesi, Il colore di Giorgio
Martina Corgnati, Le intenzioni
Sara Honegger Chiari, Poi arriva la pittura
Vittoria Broggini, L'orizzonte comprensivo di Giorgio
Cecilia De Carli, Piccole conversazioni a proposito dell'installazione IN CORPORE EXPO 2015
Ettore Ceriani, Giorgio Vicentini e il sogno della realtà
Marina De Marchi, A Castello
Grazia Massone, Custodire
Giovanni Maria Accame, L'esperienza della pittura
Claudio Cerritelli, Scintille
Riccardo Prina, Assalto e Difesa
Vittoria Broggini, Appunti di Volo
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Lupus in Fabula, Ilias Cocchi Pontalti
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Francesco Tedeschi , Il colore come forma plastica, percorso attraverso una forma di astrazione - Skira ottobre 2014
Emanuele Beluffi, Giorgio Vicentini, altre il visibile c'è di più - Il Giornale Off - 6 agosto 2024