L'arte dei Puri, dal manicomio alla Biennale
Bergamo - Le opere realizzate da un gruppo di malati di mente di Bergamo sono approdate alla Biennale di Venezia: le hanno realizzate ex degenti dell'ospedale psichiatrico - oggi assistiti dalla Fondazione Emilia Bosis, sotto la guida dell'artista varesino Giorgio Vicentini. A volere espressamente le opere degli ex degenti in una mostra denominata L'Arte dei Puri è stato il direttore in persona della rassegna veneziana Davide Croff, colpito dalla bellezza di quelle realizzazioni. Ragazzi ci hanno invitato in un posto molto bello e importante. Il signor Centimerio, 70 anni, quasi tutti passati dentro le mura del manicomio di Bergamo, si scuote per qualche istante nel mondo a parte in cui vive. Resta in silenzio qualche istante, pensa e rimugina ma lui quel nome - Biennale di Venezia - proprio non dice niente. Sembra incredibile ma è andata proprio così: le opere eseguite anni fa da un gruppo di ex degenti dell'ospedale psichiatrico bergamasco sono esposte in questi giorni al Lido di Venezia, in una manifestazine collaterale di qeull'happening mondiale che è la Biennale. Centimerio e i suoi amici matti accanto al gotha delle arti visive: chi l'avrebbe mai detto? "Dovevate vederli, i miei ragazzi, il giorno dell'inaugurazione: la gente tutta in ghingheri li guardava intimorita e io a dire loro "Non preoccupatevi hanno già mangiato" ...ride di gusto Giorgio Vicentini, artista di Induno Olona (Varese) che ha guidato la pattutgloia di malati di mente in questa incredibile e fantastica avventura. Per me è stata un'esperienza artistica e umana impareggiabile. Mi ha fatto riscoprire la normalità. Altro che la vanità dell'artista - confessa Vicentini - queste persone e la loro storia hanno il potere di rimetterti con i piedi per terra. L'esperienza che stanno vivendo gli assistti della Fondazione Bosis nasce da un incontro, quello tra l'arista varesino, un nome affermato nell'ambiente, tante prestigiose mostre alla spelle e Piergiacomo Lucchini, responsabile della fondazione stessa. Lucchini è una persona straordinaria - racconta l'artista - animato da una grande fiducia nell'uomo. Io collaboravo già con l'ospedale psichiatrico. Un giorno Piergiacomo viene da me e mi dice: " L'ospedale sta per chiudere dobbiamo fare qualcosa per i matti...". Non ho potuto far altro che mettere a disposizione la mia esperienza in campo artistico". Nessuna pretesa estetica, nessun sottinteso moral: solo la voglia di intrattenere persone segnate dalla solitudine e dalla sofferenza. Il primo lavoro è poco più di un gioco: Vicentini si presenta a Bergamo con dodici enormi dischi di plastica, diametro di un metro e mezzo l'uno: Comincia a dipingerli, li lascia a metà ; i malati gli vanno appresso, completano l'opera con il loro istinto, imitando i gesti della loro guida.All'inizio mi scrutavano, mi venivano vicinissimi e mi fissavano. Ricordo una sensazione di paura nel rapportarmi con loro. Poi piano piano tutto è andato bene", racconta ancora Vicentini. Il ghiaccio è rotto, inizia una storia che prosegue ancora oggi, fino alla "chiamata" da parte della Biennale. E' stato il direttore della rassegna Davide Croff in persona a invitarci: ha vito un catalogo con una serie di lavori eseguiti da noi nel 1999 che avavamo chiamato " Le sonde", delle specie di totem indiani dipinti. Li ha voluti a tutti i costi inserire nel percorso artistico veneziano di quest'anno. Abbiamo dovutao fare un pò tutto di corsa, ma ce l'abbiamo fatta. La nostra mostra ha per titolto "L'arte dei Puri". Definizione azzeccata come poche: per gli ex malati non conta il capolavoro, conta che qualcuno dedichi loro del tempo. Sono come bambini quando inziziano a usare i colori - prosegue Vicentini - fanno tutto per istinto e io non mi comporto con loro come il maestro, lascio che a prevalere sia il loro entusiasmo per quello che facciamo. Sono una trentina gli ex degenti che attraverso la Fondazioe Bosis frequentano l'atelier: la maggior parte sono anziani, malati cronici. Nel mondo "fuori" nella maggior parte dei casi non hanno una famiglia ad attenderli, non hanno una storia diversa da quella del tempo passato nell'ospedale psichiatrico. Il mondo dorato di Venezia? Le dame eleganti e i brindisi dell'inaugurazione? Vicentini, Lucchini e i loro "ragazzi" hanno vissuto tutto con grande disincanto, con la semplicità di chi è rimasto bambino dentro. Sono contenti di esserci e di vedere come andrà a finire. Senza tanti giri di parole.