SCINTILLE
“La scintilla
ricevette sulle ali
il battito di un momento.
E’ sua gioia
spegnersi in volo.”
(R. Tagore)
Come sempre, Giorgio Vicentini affida ai bagliori della pittura il senso permanente del pensiero creativo, il racconto inesplicabile del colore svelato nelle ombre e nelle luci del suo incantesimo, nel gesto volante che si accende sulle sponde inquiete della vita.
Dopo anni di costruzioni verso l’altrove e di avventure nei densi umori della materia, dopo voli irripetibili oltre il perimetro dei sogni, una nuova favola avvince lo sguardo dell’artista alle prese con i propri fantasmi.
Si tratta di “scintille”, l’ultima metafora del dipingere sulla via coraggiosa del futuro, messaggio d’invenzione sul filo dell’immaginario in cui Vicentini raccoglie le tracce del suo tesoro ideale, la città della pittura attraverso il punto focale della piazza, spazio simbolico carico di memoria e di tempo illimitato. Luogo emblematico in cui l’artista allestisce le ansie e le tensioni sconosciute, mettendo in scena le ossessioni del segno e del colore, gli alfabeti mutevoli della sua dinamica scrittura. La spazialità sconfina dalla superficie all’ambiente attraverso frammenti e schegge di una totalità in cui i diversi corpi pittorici irradiano la loro segreta visibilità. Il senso incombente del taglio prospettico si concentra nella dilatazione ottica entro cui lo spazio viene a configurarsi, in un continuo scambio di possibilità tra pittura e scultura, colore e ambiente, opacità e trasparenza.
Da ogni punto di vista la visione si prolunga verso la profondità, dando risalto allo spazio in fuga, alle traiettorie che si rincorrono a non finire in una continua disseminazione di passaggi cromatici, in bilico sui bordi di ogni superficie, nel sottile magnetismo dei reciproci sconfinamenti. Vicentini gioca su misure diverse, sulle differenti energie cromatiche che esprimono potenzialità inafferrabili, sta al lettore entrare in azione con lo spazio tattile degli elementi, assimilare la discontinuità che affiora nella complessa struttura dell’installazione: come emerge dal colpo d’occhio del cielo che si alza a dismisura sopra l’orizzonte dei cartoni incisi e disegnati. Qui scatta il movimento ambivalente delle “scintille”, esse si avvicinano e si disperdono anche solo per un attimo, la loro velocità percettiva avvolge la piazza intera, in special modo il senso di sospensione del monolite, cilindro trasparente che contiene e diffonde colori tutt’intorno: sensazioni di pura luce, tramiti allusivi a sonorità che aleggiano oltre la soglia spazio-temporale dell’istallazione di cui Vicentini è, per primo, libero sognatore.